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Fase 1
1962-65 – avvio, foundation

Fase 1: 1962-65 – avvio, foundation

Dopo un difficile periodo, il pastore statunitense Robert McConnell lascia l'Istituto per ragazzi Giuseppe Comandi, gestito dalle Assemblee dei Fratelli. Tanti sostenitori italiani e stranieri e tanti ragazzi lo seguono. Casa Cares, istituto evangelico ma non legato a nessuna chiesa, apre le sue porte nella Villa Favard sulla Via Aretina. Oltre la famiglia McConnell con la signora Marianne e i loro sette figli ci abitano circa cento persone inclusi ragazzi, dipendenti e volontari. Notevole è la presenza di bambine per una convivenza allora forse unica in Italia. Il sistema dei grandi istituti, a volte con oltre mille ragazzi, sempre divisi maschi-femmine, e quasi senza eccezione gestiti da ordini religiosi cattolici, era praticamente l'unica forma di assistenza per minori in Italia. L'Italia fino agli anni '70 del secolo scorso era il paese con più ragazzi “istituzionalizzati”. Obbligati a lasciare la Villa Favard dopo la sua vendita, Casa Cares si sposta in un'altra parte della città, di nuovo in una villa storica, la Villa Strozzi sulla Via Pisana.

Following a difficult period in the administration of Giuseppe Comandi Boys' Home, operated by the Brethren Assemblies of Italy, American Pastor Robert McConnell leaves the institute. Many Italian and foreign supporters and many of the boys follow Pastor McConnell to the newly founded non-denominational Casa Cares in the historical Villa Favard on Via Aretina. With Pastor McConnell, his wife Marianne and their seven children, live more than 100 persons including boys and staff, many of whom are volunteers from Switzerland. Soon girls are also welcomed, making Casa Cares unique among the Italian children's homes, which care for more children than any other country of the world. Child care is almost always in the form of institutions for girls or boys, sometimes as many as a thousand and run almost exclusively by Catholic religious orders. When the owners sell the Villa Favard, Casa Cares must move, again to another historical location, the Villa Strozzi on Via Pisana.

I Protagonisti

NICOLA PIETOSO

Ragazzo, Istituto per Ragazzi Casa Cares 1964-73; Capogruppo '14-'18

Sono nato il 3 marzo 1957 ad Aversa un paese nei dintorni di Napoli. Il 95% della popolazione era molto povera. Purtroppo mia madre doveva far fronte alla malattia di cui soffriva mio padre che lo ha portato ad essere ospitalizzato senza poi mai essere dimesso. Fu cosí che nella primavera del 1960 uno zio mi portó in macchina all’ Istituto Giuseppe Comandi, un orfanotrofio in via Trieste a Firenze. Al tempo Gian Nunzio Artini ne era il direttore e Robert McConnell, un missionario americano, lo assisteva per poi diventarne direttore.

Due anni dopo Robert McConnell lasciò il Comandi per fondare Casa Cares. Lo seguirono un numero di personale e di ragazzi. Cosí Villa Favard in Via Aretina divenne la nostra nuova casa. Mentre abitavamo lí frequentai la prima e la seconda elementare. Credo che restammo a Villa Favard per un paio di anni, perché ho completato gli altri tre anni delle elementari dopo che ci siamo trasferiti in via Pisana. Villa Strozzi diventò la nostra nuova casa.

Fu qui che sperimentai uno dei momenti piú paurosi della mia vita. Avevo solo otto anni e mi sono cacciato in un bel guaio col signor McConnell. Qualcuno aveva intagliato col coltello uno spigolo di un cassetto di un mobile nella sala da pranzo. A cena il signor McConnell chiese chi fosse il responsabile del misfatto e di farsi avanti per ammettere la sua colpa. Sapendo che altri ragazzi mi avevano visto mentre intagliavo il cassetto e credendo col senno dei miei otto anni che l’ammissione del mio sbaglio sarebbe stata un’attenuante, ammisi la mia colpa. Normalmente dopo una marachella il signor McConnell si faceva seguire nel suo ufficio e amministrava una sculacciata. Mi era successo piú di una volta. Non fu questo che successe quel giorno. Invece mi chiese di fare due passi fuori con lui, mentre ci dirigevamo verso il parco si fermó, mi guardò dritto negli occhi e con tono molto serio mi disse che stava pensando di chiedermi di lasciare Casa Cares e di tornare da mia madre ad Aversa. Ebbi un improvviso sussulto al cuore, non potevo immaginare, non volevo proprio immaginare un mio allontanamento da Casa Cares. I ragazzzi di Casa Cares erano miei fratelli e sorelle. Ero cresciuto con loro. Erano la mia famiglia. Casa Cares era l’unica famiglia che avevo mai avuto. Lacrime a misura di acino d’uva cominciarono a colarmi sul viso. Non ricordo piú con chiarezza quello che successe successivamente o quanto tempo intercorresse. So solo che mi sentivo un senso di inconsolabile devastazione. Tornati a casa, il signor McConnell mi abbracciò stretto, mi asciugò le lacrime e spiegandomi che il mio comportamento era stato distruttivo mi fece promettere di non fare piú atti di quel tipo.

L’anno seguente partí per un viaggio in America senza piú tornare.

Facemmo un altro trasloco nel 1969 e andammo a Villa I Grafffi a Reggello dove stemmo per tre anni. Viaggiare su e giú per andare a scuola a Firenze ebbe un effetto deleterio per la maggior parte dei “Caresini” che bocciarono. Temporaneamente per far fronte a questo si presero in affitto un paio di appartamenti in Via Ricasoli a Firenze per dare alloggio ai ragazzi delle superiori. Casa Cares a Villa Graffi chiuse i battenti l’anno seguente nel 1971-72.

Fra le centinaia di ragazzi e studenti passati per Casa Cares, penso di essere l’unico ad essere vissuto in modo permanente in ognuna delle quattro Ville nei dodici anni di vita del Cares con o senza il Signor McConnell. La mia vita è stata benedetta da incredibile buona sorte e felicità grazie ad essere cresciuto nel buono e caldo terreno del giardino pieno di umanità che era Casa Cares. Qui ci hanno sostenuto e allevato persone meravigliose, mosse solo dall’affetto e premura per i ragazzi. Ne sono eternamente grato. Grazie davvero ai sorveglianti e tutte le persone che hanno dato anni della loro vita per il sostegno e lo sviluppo di noi ragazzi di Casa Cares.



Child, Istituto per Ragazzi Casa Cares 1964-73; Group leader '14-'18

I was born in Aversa, a small town on the outskirts of Napoli on March 3, 1957. 95 % of the population lived in extreme poverty. Unfortunately, my mother had to deal with my father’s illness for which he was hospitalized and never released. It was the spring of 1960 when one of my uncles drove me to Firenze at the “Istituto Giuseppe Comandi”, an orphanage located in Via Trieste. The director was Gian Nunzio Artini assisted by Robert McConnell, an American missionary, who later that year became the executive director.

Two years later, Mr. Mc Connell left “Giuseppe Comandi” to found Casa Cares. He took with him many of the staff and the kids. Villa Favard on Via Aretina, in Rovezzano became our new home. I attended my first and second elementary classes there. We must have been in that villa only for about two years, because I attended the remaining three elementary classes in Via Pisana.

Now, our home was “Villa Strozzi”. This is where I experienced one of the most frightening scares of my life. I was eight years old at the time and got in a world of trouble with Mr. McConnell. Somebody had shaved the edge of one of the drawers of a piece of furniture in the dining room with a knife. At dinner time Mr. McConnell asked all the kids who was responsible, and for the guilty person to step forward and confess the misdeed. I knew that other kids had seen me shaving that drawer, and following the logic of an eight year old, trusting that my honesty would mitigate my fault, I admitted my responsibility. For a minor wrongdoing, it was customary for Mr. McConnell to ask us to follow him into the office and give us a good spanking. That did not happen to me that day, although I was a regular at being summoned to the office. Instead, he asked me to follow him for a short walk outside. On the way to the park he stopped; while looking at me straight in the eyes, in a deadly serious tone of voice, he told me that he was considering dismissing me from Casa Cares and sending me back to my mother in Aversa. My heart jumped into my throat. I couldn’t imagine, I didn’t want to imagine myself away from Casa Cares. I considered all the kids at Casa Cares my brothers and sisters. I had grown up with them. They were my family. Casa Cares was the only family I had ever known. I couldn’t bear the thought of losing all of that. Casa Cares meant everything to me. Tears the size of grapes started flowing down my cheeks. I don’t remember exactly what happened the next few minutes, or how long a walk we had. I just remember being devastated and inconsolable. Upon returning to the house, Mr. McConnell hugged me, wiped my tears, explained my destructive behavior and asked me to promise not to do things like that ever again. The following year, he left for a trip to America, but never returned.

We moved again in 1969 to Reggello at Villa I Graffi for about three more years. The traveling to Firenze and back every day proved to be very taxing for most of the "Caresini" who failed their school year. As a temporary solution, two large apartments were rented in Firenze on via Ricasoli for the students in high school. Casa Cares at Villa I Graffi closed its doors in 1975.

Of all the hundreds of kids and students that over the years came and went to Casa Cares, I know that I am the only one who was a full time resident at all four Villas in the 12 years of Casa Cares's life with and without Mr. Mc Connell. My life has turned out to be one blessed with incredible fortune and happiness for having grown in the good soil of the warm and humanistic garden of Casa Cares. We were all nurtured and attended to, by some of the most amazing, caring and compassionate people who did it solely for the love of children. For this, I will be eternally grateful. Thank you so much to all the supervisors and the people who contributed years of their lives to the care and development of the kids at Casa Cares.

Nicola Pietoso, Cincinnati OH USA, 30 gennaio '16

EDOARDO GATTI

Ragazzo, Istituto per ragazzi '62-'69

Ciao Casa Cares, i miei ricordi, tenuti nel cuore, sono sempre stati un insegnamento di vita che mi hanno aiutato più di una volta a costruirmi e a formarmi come uomo e padre di famiglia. E’ passato molto tempo, quando avevo l'età di 10 anni l’insegnamento che ho avuto dal direttore. Sia nel periodo infantile e dopo mi ricordo di tutte le persone che mi sono state di aiuto come sorveglianti,di molte persone che si sono occupate della mia crescita. Ho avuto un insegnamento spirituale biblico corretto e percepito da me in modo leale.

Ho sempre in casa la Sacra Bibbia che mi ha dato la famiglia Maselli quando sono andato da loro a Napoli.

Tornando ai bei ricordi, erano i tempi del mio primo amore con Ludovica Maione che poi ci siamo persi di vista e ognuno è andato per la propria strada. Ma ho passato anche momenti un po' brutti, quando è scappato mio fratello Silvano da Casa Cares oppure quando combinavo delle marachelle e venivo sgridato perché non andavo bene a scuola. Ci ho messo ben 5 anni per fare la scuola media …! In particolare mi ricordo bene che ero bravo a falsificare la firma da direttore per poter saltare scuola!! Ma in compenso mi sono sempre comportato bene perche’ volevo bene a tutti, e ricordo con affetto i miei compagni di quando avevo l'età tra i 15 e 18 anni una bella compagnia con Basilico Levino, Russo Adriano, Petrarolo Riccardo, Nuzzolo, Di Mattia Osvaldo e Giannelli Paolo con il quale sono tutt'ora in contatto.

Non ho tante foto di quel periodo, però grazie a Nelly Frieden che mi è venuta a trovare pochi anni fa insieme ad Annette mi ha regalato i suoi album come ricordo casa Cares di via Pisana. E comunque Casa Cares l'ho fatta conoscere anche alla mia famiglia 15 anni fa,sono stato a Reggello.

Concludendo, sono passati ormai un po' di anni ma il mio sorriso e lo sguardo felice e spensierato dei tempi Caresini è un ricordo indelebile per me e ben impresso nella mia mente,anche se purtroppo non ricordo tutti i nomi,i visi e le espressioni dei miei ”contemporanei di Casa Cares“. Un cordiale saluto e un abbraccio di cuore.

Edoardo Gatti, Mattarello TN, 1 agosto '16

STEPHEN McCONNELL

Child, Son of Casa Cares' founders, Istituto per ragazzi, '62-'67

During the time that Peggy and I were guests of Avernino and Amelia last summer [August 2015], we went to worship in the small Waldensian church where we met Pastor Gianna Sciclone who, when she realized we were Caresini, told us that she had been visiting a young man in a nursing home who had also lived in Casa Cares. We asked her for his name and when she told us that it was Franco Di Foglio, we both got very excited as we remembered Franco sitting in front of the Villa or in the quiet near the chapel in Via Aretina, drawing in pen and ink all kinds of intertwined figures and prancing horses with elongated necks….Gianna informed us that Franco was suffering from Parkinson's disease, and was being cared for by his twin brother Beppe in a nursing home just blocks from the place we were.

We got in touch with Beppe and went with him to visit Franco. We found him eating lunch at his table in the dining hall, we crouched next to him and when I said “Ciao Franco, sono Stivi” he immediately recognized us, hurried through the rest of the meal and took us to his room to share our life's stories and events. Franco did not have an easy life, yet he lived it loving others and giving messages to those around him through his art full of meaning and spirituality.

After the visit Franco prayed for us full of gratitude for God's blessings on all of us and for our unexpected reunion. Then we said goodbye promising to return the following Sunday afternoon.

We borrowed Avernino's brother Alfredo's accordion and with Gianna Sciclone, Beppe, together with his wife and son, we went, as promised, back to the nursing home. We met Franco in a visiting room of the nursing home and began to sing the old hymns we used to sing at Casa Cares: Onda su Onda, O UomoVecchio, Questa Fiamma Mia and many more, thoroughly enjoying ourselves and sharing with others who were in the same room the joy we felt as youngster so many years before. The more we sang, the more old hymns came back to mind. The spirit of Casa Cares became present and evident as we shared again the unity we had felt as boys fifty years ago. Gianna finished our reunion with a prayer and we parted as so many Caresini have had to do over the years.

Peggy and I had just returned to the United States, when the following Thursday we received the shocking news from Avernino that Franco had just passed away the evening before.

As I reflect on these events I realize that Casa Cares has been the right place, at the right time, for the right people. Casa Cares cannot be today what it was was fifty years ago. The location has changed, the environment has changed and the people around it have changed; but the Spirit of Hospitality, the Love for each other, and Unity has not changed; it continues to give substance and relief to those new people who come through Casa Cares.

Avernino, Mattia, Renzo, Giampaolo, Russo, Trivelli, Gelsomina, Silvana, Maria la Piccola, Nicolino, Al Landes, Tucci, Mina, Maselli, Signor Gastaldi, Platone, Myriam, Le Svizzere, Art, Valenti, Gioele, Gina, Blaszczyk, all of the Vrenis and on and on… we all shared a period of our lives close to each other, we have grown up with a special character. We have served as we have been called to do individually throughout our lives. Some to provide jobs for fifty people, some to teach math, some to provide legal protection services, some to be radiologists, some to visit people in prison, some to treat and care for our elderly parents at home….all of us have carried a “fiamma nostra” fully shining, fully engaged, often unknowingly but always purposefully, because that is what we shared and learned at Casa Cares.

May the Spirit of Casa Cares continue to live in the form it takes as it grows into the flame of the One who Loves us the best.



Ragazzo, Figlio dei fondatori di Casa Cares, ‘62-‘67

Nel periodo in cui Peggy e io siamo stati ospiti di Avernino e Amelia a Vasto, la scorsa estate [agosto 2015], una domenica, al culto nella piccola chiesa valdese, abbiamo incontrato la pastora Gianna Sciclone. Gianna, venuta a conoscenza della nostra identità di Caresini, ci riferì che con una certa frequenza si recava in una casa di cura a far visita a un signore che da giovane aveva vissuto anch’egli a Casa Cares. Le chiedemmo di dircene il nome e quando lei ci annunciò che si trattava di Franco Di Foglio, fummo entrambi suggestionati ed emozionati, ricordando e “rivedendo” Franco seduto davanti alla Villa o nella quiete in prossimità della Cappella funeraria, disegnare con penna a inchiostro di china diversi tipi di figure intrecciate tra loro e tante immagini di cavalli scalpitanti con i colli allungati ... Gianna ci informò che Franco era affetto dalla malattia di Parkinson ed era assistito dal suo fratello gemello Beppe, in una casa di cura a pochi isolati dal luogo dove ci trovavamo noi.

Contattammo Beppe e, mettendoci d’accordo con lui, andammo a visitare Franco. Lo trovammo che stava consumando il pasto nella sala da pranzo. Ci stringemmo intorno a lui e quando dissi: "Ciao Franco, Sono Stivi", lui ci riconobbe immediatamente e si affrettò a terminare il pasto, per portarci nella sua stanza, ansioso di condividere i racconti delle nostre storie ed eventi della vita.

Franco non ha avuto una vita facile, ma ha vissuto amando gli altri e dando intensi e significativi messaggi spirituali e di umana solidarietà attraverso la sua arte.
Terminata la visita, Franco volle pregare per noi; in segno di gratitudine per il nostro incontro ci salutammo con la promessa di tornare il pomeriggio della domenica successiva.

Ci facemmo prestare la fisarmonica da Alfredo, fratello di Avernino, e con questi, Gianna Sciclone, e Beppe, insieme a sua moglie e suo figlio, ci recammo, come promesso, nuovamente alla casa di cura. Riuniti intorno Franco in una sala di club del presidio sanitario, iniziammo a cantare, accompagnati dalla fisarmonica, i vecchi inni che cantavamo a Casa Cares: Onda su Onda, Oh UomoVecchio, Questa Fiamma Mia... con tanta emozione e gran divertimento, ed in piacevole udienza con altre persone estranee che si attardavano nella stessa stanza. Quanto più cantavamo, tanto più riaffioravano alla nostra mente parole, ritmi e suoni di inni familiari, ma che erano rimasti lontani nel tempo.

Avvertimmo l’atmosfera e lo “spirito” di Casa Cares farsi presenti e condividemmo una intensa comunione, e ancora una volta provammo quel sentimento di Unità che molte volte avevamo già sperimentato da ragazzi una cinquantina d'anni prima, che ci faceva sentire allora, come ora, partecipi di una medesima gioia.
Gianna si offrì di terminare l’incontro con una preghiera; poi ci congedammo come tante volte, tanti Caresini hanno dovuto fare nel corso degli anni.

Peggy e io eravamo appena tornati negli Stati Uniti, quando il Giovedi seguente ricevemmo la chiamata da Avernino che ci dava la notizia scioccante che Franco era deceduto la sera prima.

Mentre rifletto su questi eventi mi rendo conto che Casa Cares è stata il posto giusto, al momento giusto, per le persone giuste. Casa Cares non può essere oggi quella che era stata cinquant'anni fa. La posizione è cambiata, l'ambiente è cambiato e le persone presenti sono cambiate; ma lo spirito di ospitalità, la pratica dell’amore gli uni per gli altri e dell’Unità sono rimasti immutati nel tempo, a dare sostanza all’impegno evangelico e soccorso alle persone nuove che passano a Casa Cares.

Avernino, Mattia, Renzo, Giampaolo, Russo, Trivelli, Gelsomina, Silvana, Maria la Piccola, Nicolino, Al Landes, Tucci, Mina, Maselli, signor Gastaldi, Platone, Ruffa, Myriam, Le Svizzere, Art, Valenti, Gioele, Gina, Blaszczyk, Vreni e così via ... tutti noi abbiamo condiviso un periodo della nostra vita vicini gli uni agli altri, e ciascuno di noi si è andato formando con un carattere speciale. Abbiamo "servito", come siamo stati chiamati individualmente a fare. Alcuni per fornire posti di lavoro per una cinquantina di persone, alcuni a insegnare la matematica, alcuni per fornire servizi di protezione legale, alcuni come radiologi, alcuni a visitare le persone in carcere, alcuni a curare e assistere i nostri genitori anziani a casa … Tutti noi abbiamo portato una "fiamma nostra" pienamente disposti, pienamente impegnati, spesso inconsapevolmente ma sempre volontariamente, perché questo è ciò che abbiamo imparato e condiviso a Casa Cares.

Possa lo Spirito di Casa Cares continuare a vivere, qualunque sarà la forma e l’assetto organizzativo che essa si darà nel futuro, mentre cresce nella fiamma di Colui che più e meglio di chiunque altro ci ama!
(Traduzione Avernino Di Croce)

Stephen McConnell, Mars Hill NC USA, Dicembre '15

GIOIA McCONNELL

62-67 Child,Daughter of Casa Cares' founders '62'-'67

Il ricordo più bello che ho di Casa Cares sono i pasti in comune. Quando veniva l’ora del pranzo e della cena, era bello sentire il chiasso, la confusione, sedersi a tavola vicino a qualcuno con cui avresti condiviso i momenti della tua giornata. Potevi sempre cambiare vicino di tavola. Cantare insieme e poi il silenzio prima della preghiera, che tutti ascoltavamo e condividevamo col nostro “Amen”. Poi di nuovo il rumore dei piatti e le chiacchiere e il calore delle persone attorno; ti sentivi sempre circondato da una grande famiglia. Anche se c’erano alti e bassi, contrasti o momenti bui, in ogni caso non eri solo guardandoti attorno.

I festeggiamenti e i compleanni, con il posto decorato e le canzoncine e gli auguri, ti facevano sentire importante e ricordato da tutti.

Era il luogo in cui ognuno poteva esprimersi e dire ciò che pensava in tutta libertà, senza sentirsi sotto i riflettori e dover provare le proprie capacità.

Anche sparecchiare e fare i piatti insieme era sempre un momento di condivisione in cui scherzare e prendersi in giro.

Per tutto questo il mio pensiero e ringraziamento va a tutte le cuoche e i cuochi, che non si rendono conto della loro importanza, nel preparare l’ambiente, il cibo da condividere e rendere possibile la nostra comunione fraterna.

Del resto è con una ultima cena che il nostro Signore Gesù ha voluto passare il testimone ai suoi discepoli, condividendo, con il pane ed il vino, il suo stesso corpo dato per noi nel suo grande amore.

Gioia McConnell, Valenza Po AL, Dicembre '15

GELSOMINA PINTO

Ragazza, Istituto per ragazzi '64-'74

Uno dei tanti bei ricordi di Casa Cares, Via Pisana, è l'appuntamento prenatalizio con gli studenti frequentanti l'Università di Stanford a Firenze. Tutti gli anni, in prossimità del Natale, ci veniva a prendere un bel pullman per portarci in una grande villa dove vivevano studenti universitari provenienti dagli Stati Uniti. Ci accoglievano in un clima festoso e gioioso. Per noi era un appuntamento ogni anno attesissimo perchè ci veniva offerto un ricco, abbondante e prelibato buffet e, con la fame che avevamo a quei tempi e a quell'età, si può ben immaginare che piacere si provava....

Ho ancora davanti agli occhi quella vasta sala con una grande tavolata imbandita da ogni genere di manicaretti: dolci, pasticcini di tutti i tipi, sandwiches, bevande, ecc... Noi piccoli, affamati e golosi com'eravamo, si cercava di arrivare ad assaggiare tutto ciò che era stato esposto in bella vista anche perchè avremmo dovuto aspettare un altro intero anno prima di poter ancora mangiare tutto quel ben di Dio.

Tra le altre cose, ricordo ancora il sapore del "peanut butter" (burro di noccioline): tale bontà non esisteva ancora in Italia. Spalmato sulle tipiche e soffici fette di pane americano era una delizia del palato. Al ricordo sento ancora l'acquolina in bocca!

Dopo aver mang.... ehm... spazzolato tutto, gli amici studenti ci guidavano in un altro salone dove venivano distribuiti pacchetti regalo a ciascuno di noi. Venivamo chiamati uno ad uno e ci veniva consegnato il nostro dono. Si può ben immaginare come si vivevano quei momenti di grande gioia ed euforia. In questa grande sala si sentiva prima il rumore dello spacchettamento della carta da regalo poi le grida di stupore nel vedere il contenuto. Che emozione! Penso di avere ancora tra le mie cose almeno due di quei regali (che custodisco gelosamente!) ricevuti da quei ragazzi universati della Stanford .

Finita la serata, dopo i saluti, il grande pullman ci riportava a Casa Cares. Anche quell'anno avevamo vissuto momenti emozionanti bellissimi, conosciuto persone nuove e caritatevoli tant'è che ancora ne porto con me il ricordo con tanto piacere.

"LA PENTOLACCIA"

Come molti degli excaresini ricorderanno, alla fine degli anni '60, in via Pisana, per alcuni anni venne organizzato il gioco della "pentolaccia". Non ricordo con precisione quale fu il fatidico anno che mi accingo a raccontare ma Paul Krieg, direttore di allora, sicuramente lo rammenta molto bene perché gli fu lasciato il segno....! A lui nel corpo e a me nello spirito. Fra poco vi dirò perché.

Nel parco della Villa Strozzi, ad un alto ramo di un albero maestoso veniva legata una grande palla di cartapesta fatta con diversi strati di carta di giornale incollati uno sopra l'altro. Era detta la "pentolaccia" -in italiano- ma forse allora la chiamavamo diversamente. Tutti noi ragazzi (grandi, piccoli, compresi i sorveglianti) ci tenevamo per mano formando un grande cerchio attorno a questo albero e a turno venivamo bendati; poi con un bastone dovevamo battere più forte possibile per riuscire a rompere la pentolaccia perché, nel momento della rottura, fuoriusciva, cadendo sul prato, ogni genere di dolciumi e caramelle.

I ragazzi, alla vista di tutte quelle leccornie, si tuffavano a raccoglierne quante più possibile.
Eccoci al fatidico momento del racconto: viene il mio turno, vengo bendata, ed io provo a sferrare il colpo per cercare di rompere la pentolaccia, ma... ahimè! il bastone anziché colpire la pentolaccia va a centrare dritto dritto la fronte del Direttore Paul che si aggirava nel grande cerchio a dirigere il gioco. Sentii tutti gridare, ma non erano grida di gioia bensì di terrore!

In fretta e furia cerco di togliermi la benda dagli occhi per vedere cosa è accaduto.... vedo che tutti corrono verso il centro del cerchio a soccorrere Paul steso a terra con la fronte sanguinante.
"Mamma mia!" pensai con le mani sulla testa "cos'ho combinato? L'ho ammazzato!" Non posso descrivere cosa provai in quel momento e nelle ore successive. La mia angoscia si attenuò un po' solo quando Paul tornò dall'ospedale: aveva sì la testa bendata ma, grazie a Dio, era vivo e con voce rassicurante mi disse che stava bene. Dall'inferno al paradiso! Tirai un sospiro di sollievo che arrivò dal Cares al centro di Firenze, senza esagerare.

Fino ad allora ero stata malissimo: mi sentivo in colpa, avevo dentro di me un gran tormento, un groppo alla gola mi toglieva il respiro. Non potevo guardare in faccia nessuno perché pensavo che potessero giudicarmi per quello che avevo fatto. Mi sentivo al centro dell'attenzione come un malfattore. Ancora adesso nel raccontare l'episodio lo sto rivivendo come fosse appena accaduto, mi sento gli occhi gonfi di lacrime e un nodo che mi attanaglia la gola.

Per fortuna alla fine tutto si è risolto per il meglio anche se Paul, poveretto, si porta il segno reale e tangibile di questa storia. Da quell'anno non fu più organizzato il gioco della pentolaccia. Per causa mia? Forse no, però nessuno me lo toglie dalla mente.

SCUSA ancora, Paul! Prometto: non lo faccio più.

Gelsomina Pinto, Santa Sofia FC, Dicembre '15

OSKAR KELLER

Volunteer '64-'65

Water under the Bridge (could it be Ponte Vecchio?)

A friend from school was talking about her working experience in Florence, Italy. Young and full of ideas to travel the world, I was all ears and so in 1965 I ended up arriving at Casa Cares, 509 Via Aretina, Florence.

What a different life and experience from my usual work in the technical field. It was fun to work in a team led by an American missionary, a group of young people, mostly Swiss and Italian, all for the benefit of a group of young disadvantaged children, some almost young adults.

Too bad my understanding of Italian and English was almost zero.

During this time at 509 Via Aretina, we, the Casa Cares team was working on the planned move to Via Pisana 77 which happened sometime later. Many memories from this time are still fresh in my mind, one I can still ‘hear’ is the clear, crisp sound of a trumpet from across the street, [was it from: Caserma Predieri?] playing what I remember: “IL SILENZIO”, or part of it. The song is supposed to contain the following words:

Good night, love Buona notte, amore

I’ll see you in my dreams Ti vedrò nei miei sogni

Good night to you who are far away Buona notte a te che sei lontano

No wonder those were relaxing, quiet, almost romantic moments on a warm summer evening.

Another ‘adventure’ of a different kind was a memorable trip with tourists around Tuscany, a good way to get to know the surrounding country side. On board a bus, the trip started early and lasted all day. Most people sat quietly and listened to the commentator who explained the local history in several languages. After the first stop at a winery and some samples of the local product the conversation started to get going and by the end of the day we had a ball! The scenery of the Tuscan country side, the old towns along the way have to be seen to be appreciated. A reference to the area could be the present location of Casa Cares in the hills around Reggello. On a visit in 2006 we all loved its beauty; actually it felt like an oasis of peace compared to the overcrowded streets of Florence. What a beautiful place to live!

A lot more could be written about Casa Cares from the experience during my short stay, especially of the people, young and not so young; the new residence at Via Pisana 77; the trips taken to Livorno, to Siena and other places and naturally about Florence itself. That could fill a book, so for now, those stories will remain in my memory!

At some time during the year three young Americans arrived in Florence to be part of the team and we all know now that Paul is still active with Casa Cares, at least as I understand it until the end of 2015. Quite an achievement – 50 years on the job!

I would like to take the opportunity to wish Paul and Antoinette a long and happy retirement, good health and many grandchildren!

It is a privilege to know you.



Acqua sotto il ponte (potrebbe essere Ponte Vecchio?)

Un amico di scuola stava parlando della sua esperienza lavorativa a Firenze, in Italia. Giovane e pieno di idee per viaggiare per il mondo, ero tutto orecchi e così nel 1965 sono arrivato a Casa Cares, via Aretina 509, Firenze.

Che vita ed esperienza diverse dal mio solito lavoro in campo tecnico. È stato divertente lavorare in una squadra guidata da un missionario americano, un gruppo di giovani, per lo più svizzeri e italiani, il tutto a beneficio di un gruppo di giovani e bambini svantaggiati, alcuni quasi giovani adulti.

Peccato che la mia comprensione dell'italiano e dell'inglese fosse quasi zero.

Durante questo periodo in Via Aretina 509, noi, il team di Casa Cares stava lavorando al trasloco pianificato in Via Pisana 77, avvenuto qualche tempo dopo. Molti ricordi di questo periodo sono ancora freschi nella mia mente, uno che riesco ancora a "sentire" è il suono chiaro e nitido di una tromba dall'altra parte della strada, [era di: Caserma Predieri?] Mi ricordo le parole de “IL SILENZIO "o alcune di loro. La canzone dovrebbe contenere le seguenti parole:

Buona notte, amore Buona notte, amore

Ti vedrò nei miei sogni Ti vedrò nei miei sogni

Buona notte a te che sei lontana Buona notte a te che sei lontano

Non c'è da stupirsi se si trattasse di momenti rilassanti, tranquilli, quasi romantici in una calda serata estiva.

Un'altra "avventura" di diverso tipo è stata un viaggio memorabile con i turisti in Toscana, un buon modo per conoscere la campagna circostante. A bordo di un autobus, il viaggio è iniziato presto ed è durato tutto il giorno. Molte persone sedevano in silenzio e ascoltavano il commentatore che spiegava la storia locale in diverse lingue. Dopo la prima sosta in un'azienda vinicola e alcuni campioni del prodotto locale, la conversazione ha iniziato e alla fine della giornata abbiamo avuto una palla! Lo scenario della campagna toscana, le antiche città lungo la strada devono essere viste per essere apprezzate. Un riferimento all'area potrebbe essere l'attuale posizione di Casa Cares sulle colline intorno a Reggello. Durante una visita nel 2006, tutti abbiamo adorato la sua bellezza; in realtà sembrava un'oasi di pace rispetto alle strade sovraffollate di Firenze. Che bel posto dove vivere!

Molto di più potrebbe essere scritto su Casa Cares dall'esperienza durante il mio breve soggiorno, specialmente delle persone, giovani e non così giovani; la nuova residenza in Via Pisana 77; i viaggi effettuati a Livorno, a Siena e in altri luoghi e naturalmente sulla stessa Firenze. Questo potrebbe riempire un libro, quindi per ora quelle storie rimarranno nella mia memoria!

Ad un certo punto durante l'anno tre giovani americani sono arrivati a Firenze per far parte del team e sappiamo tutti ora che Paul è ancora attivo con Casa Cares, almeno per come lo capisco fino alla fine del 2015. Piuttosto un risultato - 50 anni sul lavoro!

Vorrei cogliere l'occasione per augurare a Paul e ad Antoinette un lungo e felice pensionamento, buona salute e tanti nipoti!

È un privilegio conoscerti.

Oskar Keller, Montréal CAN, 4 August '16

ANNETTE KELLER

Volontariato 1963-64

Cos'è Casa Cares, qual è il suo scopo, il suo lavoro, il suo scopo? Voglio provare a spiegare e spiegare questo. Casa Cares è una casa protestante per ragazzi e studenti, situata appena fuori Firenze. Si tratta di un'enorme villa barocca, all'interno della casa, ovviamente, che necessita di riparazioni e si trova nel mezzo di un meraviglioso parco. La casa è gestita da un missionario americano che vive lì con sua moglie e sette figli. Casa Cares esiste dall'ottobre del 1962 e ospita da ottobre a giugno, fino a quando l'anno scolastico italiano, circa 90 ragazzi di età compresa tra 6 e 18 anni. Provengono dalle regioni più diverse d'Italia, principalmente dal sud e dai più diversi rapporti familiari. Ci sono molti i cui genitori lavorano all'estero ed i loro ragazzi non possono avere con lui, alcune mezze orfani, i bambini provenienti da famiglie con tristi circostanze, poi anche quelli che probabilmente provengono da una buona famiglia, i cui genitori, tuttavia, desiderano che il visitare buone scuole a Firenze e allo stesso tempo vivere in un ambiente protestante. Nei mesi di vacanza di luglio, agosto e settembre, la maggior parte dei ragazzi va a casa per un po ', sia nella propria famiglia o con i parenti.

Il programma giornaliero in Cares si presenta così: 7.00: la sveglia, 7.30: Meditazione, 07:45: Pasto di mattina, 8:30-00:30: Scuola per la scuola elementare nella scuola del villaggio vicino Rovezzano, i restanti ragazzi währendem in questo momento per fare i compiti con i tutor. 13:00: Pranzo 14:45-18:45: compiti per gli studenti elementari con tutor, scuola di Firenze per gli studenti della scuola secondaria, studenti delle scuole superiori, studenti delle scuole tecniche e di altro. 19.15 Cena, 19.45: Meditazione, 20.30, 21.30, 22.30: La luce si spegne, a seconda dell'età dei ragazzi. Oltre alla scuola, ogni ragazzo ha il suo Aemtchen in casa, sia nella stanza che nella pulizia delle scale, sia nella sala da pranzo che in cucina. Domenica mattina alle 10 in punto Domenica Scuola, alle 11 in punto la predicazione.

La casa vive solo di donazioni, quindi dalla borsa in bocca, e queste spedizioni di denaro provengono principalmente dall'America, anche dalla Svizzera e dall'Italia. I genitori dei ragazzi pagano quello che possono, poco o nulla, parte del salario dei cittadini svizzeri che lavorano per un certo tempo, è contestato da un gruppo svizzero a Berna. Ma le spese sono grandi. Il pagamento dell'affitto trimestrale è sempre un problema e ora il proprietario vuole aumentare l'importo! Le riparazioni dovrebbero essere fatte. I mobili dovrebbero essere acquistati, l'installazione del riscaldamento al piano superiore sarebbe molto utile e molte altre cose per le quali il denaro non è mai abbastanza. Solo la fede e la preghiera incrollabili aiutano a non disperare. Ecco perché spesso dovevo ammirare il regista. Per un così grande numero di ragazzi, non solo ha bisogno del denaro necessario, ma anche dello staff che si prende cura di loro. Ma anche qui c'è carenza, la paga è piccola, ma il lavoro è molto grato, a volte un po 'difficile, ma ti rende felice. Per nove mesi, da ottobre a giugno, ero un membro della grande famiglia di Cares. Il mio compito principale era quello di occuparmi di un gruppo di ragazzi di 11-13 anni al di fuori della scuola, ma ho aiutato dove ce n'era bisogno. Così ho preso durante i primi tre mesi della sorveglianza nella sala da pranzo, con un con un gruppo di ragazzi insieme nella stanza vicino e stiratura, si può immaginare che il lavoro non è mai stato fatto e nel corso di un mese è stato il bucato il mio regno !

Nei nove mesi siamo sempre stati un gruppo di cinque o sette svizzeri, della Svizzera tedesca e francese, di diverse età e con professioni molto diverse. Poi penso delle due giovani donne italiane nel Segretariato, alla vecchia casa madre Gina, Maria e Michele, la coppia di anziani per l'amministratore dei due giovani provenienti da nord Italia, anche il cuoco e gli aiuti italiani nella stanza del cucito. Quante ore felici abbiamo passato insieme, soprattutto i giovani. E 'stato molto che ci ha uniti, tutti abbiamo avuto la stessa paga bassa, tutti abbiamo sofferto per il freddo in inverno e tutti abbiamo avuto lo stesso cibo sfuso. A volte dovevamo combattere con noi stessi quando la coesistenza interna presentava difficoltà. E c'era una cosa che ci univa, volevamo aiutare, volevamo servire i nostri fratelli nel tempo del nostro impegno. La rinuncia a molto è infinitamente ricompensata dalla contentezza interiore, dai volti grati del ragazzo e dai ricordi indimenticabili.

Annette Keller, Nyon CH, scritta nel gennaio 1965



Volontärin 1963-64

Was ist Casa Cares, was ist sein Zweck, seine Arbeit, seine Absicht? Ich will versuchen, dies etwas zu schildern und zu erklären.

Casa Cares ist ein evangelisches Heim für Buben und Studenten, das sich etwas ausserhalb der Stadt Florenz befindet. Es ist eine riesige, barocke Villa, im Innern des Hauses freilich sehr reparaturbedürftig, und liegt inmitten eines wunderbaren Parks. Das Heim wird geleitet von einem amerikanischen Missionar, der mit seiner Frau und ihren sieben Kindern auch dort wohnt. Casa Cares besteht seit Oktober 1962 und beherbergt von Oktober bis Juni, so lange dauert das italienische Schuljahr, ungefähr 90 Buben in Alter von 6-18 Jahren. Sie kommen aus den verschiedensten Regionen Italiens, vorwiegend aus dem Süden und aus den verschiedensten Familienverhältnissen. Da sind viele, deren Eltern im Ausland arbeiten und ihre Buben nicht bei sich haben können, auch einige Halbwaisen, Kinder aus Familien mit traurigen Verhältnissen, dann auch solche, die wohl aus einer sehr guten Familie kommen, deren Eltern jedoch wünschen, dass sie die guten Schulen in Florenz besuchen und gleichzeitig in einem evangelische Milieu leben. In den Ferienmonaten Juli, August und September fahren die meisten Buben für einige Zeit nach Hause, sei es in die eigene Familie oder zu Verwandten.

Das Tagesprogramm im Cares sieht folgendermassen aus: 7.00: Tagwache, 7.30: Meditation, 7.45: Morgenessen, 8.30 bis 12.30: Schule für die Elementarschüler in der nahe liegenden Dorfschule Rovezzano, währendem die restlichen Buben in dieser Zeit ihre Hausaufgaben mit Hauslehrern erledigen. 13.00: Mittagessen, 14.45-18.45: Hausaufgaben für die Elementarschüler mit Hauslehrern, Schule in Florenz für die Sekundarschüler, Gymnasiasten, Studenten der technischen und anderen Schulen. 19.15 Nachtessen, 19.45: Meditation, 20.30, 21.30, 22.30: Lichterlöschen, je nach Alter der Buben. Neben der Schule hat jeder Bub sein Aemtchen im Haus, sei es bei der Zimmer- oder Treppenhausreinigung, sei es im Esssaal oder in der Abwaschküche. Am Sonntagmorgen ist um 10 Uhr Sonntagsschule, um 11 Uhr Predigt.

Das Heim lebt nur von Spenden, also von der Tasche in den Mund, und diese Geldsendungen kommen vor allem aus Amerika, auch aus der Schweiz und Italien. Die Eltern der Buben bezahlen, was sie können, wenig oder gar nichts, Ein Teil des Lohnes der Schweizerinnen, die sich für einige Zeit einsetzen, wird von einer Schweizer Gruppe in Bern bestritten. Doch die Auslagen sind gross. Die Bezahlung des vierteljährlichen Mietzinses ist jedesmal ein Problem und nun will die Besitzerin den Betrag noch erhöhen! Reparaturen sollten vorgenommen. Möbel sollten angeschafft werden, die Einrichtung der Heizung im oberen Stockwerk wäre bitter nötig,und noch viele andere Sachen, für die das Geld nie reicht. Nur der unerschütterliche Glaube und Gebete helfen, nicht zu verzagen. Ich musste den Direktor deswegen oft bewundern. Es braucht für eine so grosse Anzahl Buben nicht nur das nötige Geld, sondern auch Personal, das sich um sie sie kümmert. Aber auch hier herrscht Mangel, der Lohn ist klein, dafür die Arbeit aber sehr dankbar, manchmal auch ein bisschen schwierig, aber sie macht glücklich. Während neun Monaten, von Oktober bis Juni, war ich ein Glied der grossen Cares-Familie. Meine Hauptaufgabe war, eine Gruppe von Buben im Alter von 11-13 Jahren ausserhalb der Schule zu betreuen, doch half ich daneben, wo Not am Mann war. So übernahm ich während der ersten drei Monate auch die Aufsicht im Esssaal, mit einer mit einer Gruppe Buben zusammen, in der Nah- und Bügelstube, man kann sich das vorstellen, ging die Arbeit auch nie aus und während eines Monates war die Waschküche mein Reich!

Wir waren in den neun Monaten immer eine Gruppe von fünf bis sieben Schweizerinnen, aus der deutschen und der französischen Schweiz, verschiedenen Alters und mit ganz verschiedenen Berufen. Dann denke ich an die beiden jungen Italienerinnen im Sekretariat, an die alte Hausmutter Gina, an Maria und Michele, das betagte Ehepaar, an den Administrator, an die beiden jungen Mitarbeiter aus Norditalien, auch den Koch und die italienischen Hilfen in der Nähstube. Wie viele fröhliche Stunden verbrachten besonders wir jungen Leute zusammen. Es war vieles, was uns einte, wir hatten alle den gleichen niederen Lohn, wir litten alle unter der Kälte im Winter und wir bekamen alle die gleiche Massenkost. Wir mussten manchmal mit uns selber kämpfen, wenn das interne Zusammenleben Schwierigkeiten bot. Und da war noch eines, das uns zusammenschloss, wir wollten helfen, Wir wollten in der Zeit unseres Einsatzes unseren Brüdern dienen. Das Verzichten auf vieles wird unendlich belohnt durch inneres Befriedigtsein, die dankbaren Bubengesichter und die unvergesslichen Erinnerungen.

Annette Keller, Nyon CH, geschrieben Januar 1965

MARIA GERSTETTER

Volontärin Oktober 1964 bis Mai 1965

Allerlei hatte ich vom Casa Cares gehört, doch was konnte man sich schon vorstellen?
Deshalb ist es gut, sich selbst zu überzeugen und sich auch überraschen zu lassen dachte ich mir.
Endlich kam die langersehnte Zusage, so dass ich meinen Koffer packen und voll Erwartung abends in Richtung Firenze losfahren konnte.
Glücklich, jedoch müde kam ich am Morgen an. Wird man sich finden, ohne dass man sich kennt, überlegte ich mir. Doch schon wurde ich von einem grossen hageren Mann, dem damaligen Direttore angesprochen.
Nach dem ersten italienischen Kaffee ging es mit dem alten für das Cares so kostbaren Auto (Pulmino) durch die halbverschlafene Stadt dem Cares entgegen, welches ausserhalb dem Zentrum lag.
Die schmalen Strassen, die alten Häuser, daneben der riesige Duomo muteten mich fast märchenhaft an, zumal man im Cares in einem alten Herrschaftssitz wohnte, umgeben von einem riesigen Park.
Dort angekommen gingen wir durch die grosse schwere Haustüre, durch den hohen Esssaal, in das dunkle Wohnzimmer vom Direttore.
Nach einiger Zeit wurde ich in mein Schlafgemach geführt, welches abgetrennt war mit diversen Vorhängen, um mich einzurichten und gelegentlich den versäumten Schlaf nachzuholen. Vorher war ich noch zum Morgenessen mit den Kindern eingeladen, da gab es ungesalzenes Brot und Kakao. Dazwischen staunte man sich gegenseitig an, war froh für das wenige Schweizerdeutsch das man noch hörte, um sich nicht ganz fremd vorzukommen.
Das Angewöhnen ging jeden Tag besser, zumal ich meine Arbeit zugeteilt bekam. Diese bestand hauptsächlich darin zu waschen, glätten und flicken. In der Guarderoba türmten sich ja schon Berge, insbesonders von Bubenhosen auf. An die halbautomatische Gaswaschmachine, welche in einer Kellernische stand, gewöhnte ich mich schnell, obwohl das Waschprogramm nicht immer wunschgemäss ablief - denn oh weh die Gasflasche war leer. Der Koch welcher daneben in seiner Küche hantierte, kam zu Hilfe, um eine neue Gasflasche anzuschlissen. Regnete es zufällig einmal, hauptsächlich im Winter, und die Wäsche konnte nicht draussen getrocknet werden, so gab es allerlei Erlebnisse. Mit Leitern, Kisten und dergleichem wurde ein Teil der Wäsche aufgehängt. Oh Wunder: nach vielem hin und her, gab es mit Haken und Drähten die nur teilweise hielten, sogar eine neue Wäschehänge im Keller. Uns biederen an Ordnung und alles wie am Schnürchen gehend gewöhnte Schweizer, tat so etwas anderes ganz gut. Manch solche Erlebnisse blieben einem lebhaft in Erinnerung. So auch mit den “Schweinli”, unseren Heizöfen, die wir bekamen. Sie sahen wirklich wie Schweinchen aus, auf 4 Beinen und rund wie ein Körper vom Schwein, die Ofentüre kaum grösser als ein Maul vom Schweinchen. Schade nur der Schwanz und die Ohren fehlten.
Es ging gar nicht so einfach bis wir heizen konnten. Zuerst musste die Ableitung ins Kamin gefunden werden. Viele Löcher gab es, bis es soweit war. Doch dies nahm man alles in Kauf, um etwas warm zu habe, denn die Wintermonate bekam man doch zu spüren, zumal die Fenster nicht dicht waren, oder sogar Löcher aufwiesen. Das Heizen war wieder einer Sache für sich. Wir hatten ja nur Abfallholz. In der Nacht war man gezwungen mit dem warmen Morgenrock unter etwa sechs bis zehn Wolldecken zu Schlafen. Zur Aufmunterung gabs am Morgen zum Znüni hie und da Käse- oder Mortadella-Brot, welches auf unseren beliebten Säuli getoastet wurde. Für uns ein herrlicher Leckerbissen. Wir lernten auch als Erwachsene zu teilen, zum Beispiel das Taschengeld. Denn es waren zu wenig Gaben eingegangen, sodass wir auf das Taschengeld warten mussten. Die meisten Eltern bezahlten wenig oder nichts für die Kinder, da die Familien teilweise in Armut lebten. Gerade deshalb waren die Kinder im Casa Cares, da es Ihnen doch noch besser ging als womöglich zu Hause. Hier war man bestrebt, im jeder Hinsicht das Möglichste zu tun. Sie konnten die Schule besuchen, fur das äussere Wohl war gesorgt, das Haus und der Garten waren gross genug zum Spielen. Das wichtige, für das tägliche Brot zu danken und zu bitten, konnten wir Erwachsene und die Kinder lernen, welches wirklich nicht unbedingt selbstverständlich ist und war, da wir mit wenig Ausnahmen satt werden konnten. Diese Lektionen waren für mich sehr wichtig, denn wie schnell gewöhnt man sich daran alles so selbstverständlich zu nehmen. Darum ist mir noch mehr zum persönlichen Bedürfnis geworden dem Geber und Schöpfer aller Gaben zu danken, sättigt er nicht auch unser Herz durch sein Wort, welches uns zu Ihm weist und führt.
Mein Wunsch: möge dies doch noch manches Kind erfahren, dann ist ihm wirklich geholfen. All dies erleben in positiver, sowie negativer Hinsicht verbindet, sodass man diesen Aufenthalt nicht mehr vergisst. Obwohl ja alles im Wandel begriffen ist, hinterlässt es seine Spuren.
Beschleicht einen nicht nach Jahren noch ein leises Heimweh und erinnert an all das schöne und romantische auch in der Natur. Die Toscana ist besonders im Frühling ein herrlicher Ort. Kaum konnten wir es fassen im März schon in allen Farben Anemonen zu pflücken, die Mimosen dufteten schon von weitem, sowie Mandelbaum und sonstige Blüten. Dann die vielen Olivenhaine, was war sonst nicht alles noch zu entdecken, welches einem zur Freude und Erquickung wurde. Obwohl wir dazumal von Rösti und Cervelats träumten, wäre eine so rechte Pastasciuta, Sugo, Pollo und dergleichen welches es im Cares gab, zum Erproben bestens empfohlen.



Volontariato dall'ottobre 1964 al maggio 1965

Ho sentito molto da Casa Cares, ma cosa potresti immaginare? Pertanto, è bello convincere te stesso e rimanere sorpreso, ho pensato a me stesso. Alla fine arrivò l'impegno tanto atteso, così potevo fare le valigie e aspettare la serata in direzione di Firenze.

Felice ma stanca sono arrivata al mattino. Se mi ritrova senza conoscersi, ho pensato. Ma già ero avvicinato da un uomo alto e magro, l'allora il direttore. Dopo il primo caffè italiano, la vecchia macchina (Pulmino), così preziosa per Cares, attraversò la città semidormentata fino alle Cares, che si trovava fuori dal centro. Le strade strette, le vecchie case, accanto all'enorme Duomo mi sembravano quasi magiche, soprattutto perché vivevi a Cares in un'antica casa padronale, circondata da un enorme parco. Una volta lì passammo attraverso la grande porta pesante, attraverso l'alta sala da pranzo, nel salotto buio del direttore.

Dopo un po 'di tempo, sono stato condotto nella mia camera da letto, che è stata separata con varie tende per sistemarmi e ogni tanto recuperare il sonno perso. Ma prima sono stato invitato a fare colazione con i bambini, c'era pane non salato e cacao. Ero contenta per il poco tedesco svizzero che sentivo per non sentirmi completamente estranea.

L'acclimatazione è andata meglio ogni giorno, soprattutto da quando ho ricevuto il mio lavoro. Questo era principalmente per lavare, stirare e riparare. Nella guarderoba le montagne erano già ammucchiate, soprattutto dai pantaloni dei ragazzi. Alla lavatrice semiautomatica a gas, che si trovava in una cantina, mi ero abituata velocemente, anche se il programma di lavaggio non funzionava sempre come si desiderava - perché la bombola del gas era danneggiata. Il cuoco, che era impegnato nella sua cucina, è venuto in soccorso per aprire una nuova bombola del gas. Quando pioveva, soprattutto in inverno, la biancheria non poteva essere asciugata all'esterno, quindi c'erano tutti i tipi di esperienze. Con le scale, le scatole e cose simili è stata appesa una parte del bucato. Che meraviglia: dopo tanto avanti e indietro, c'erano ganci e fili che solo parzialmente trattenevano, persino un nuovo bucato appeso nel seminterrato. Per noi, l'ordine onesto e tutto come il meccanismo svizzero usato, ha fatto qualcos'altro bene. Molte di queste esperienze sono state vividamente ricordate. Così anche con gli "Schweinli", le nostre stufe, che abbiamo ottenuto. Sembravano davvero dei maiali, su quattro zampe e tondi come il corpo di un maiale, la porta del forno a malapena più grande della bocca di un maiale. Solo la coda era un peccato e mancavano le orecchie.

Non è stato facile finché non abbiamo potuto riscaldare. Primo, il derivato doveva essere trovato nel camino. C'erano molti buchi finché non arrivò il momento. Ma questo ha preso tutto per avere qualcosa di caldo, perché i mesi invernali si potevano sentire, soprattutto dal momento che le finestre non erano strette, o addirittura avevano buchi. Il riscaldamento era di nuovo qualcosa di suo. Avevamo solo legno di scarto. Di notte si era costretti a dormire con la vestaglia calda sotto circa sei o dieci coperte. Per rallegrarci, abbiamo avuto del formaggio o un pane con mortadella al mattino per tostare, che è stato tostato sui nostri pilastri popolari. Per noi una delizia. Abbiamo anche imparato a condividere come adulti, ad esempio la paghetta. Perché c'erano troppi poche donazioni ricevute, quindi abbiamo dovuto aspettare la paghetta. La maggior parte dei genitori pagava poco o nulla ai bambini poiché le famiglie vivevano in povertà. Ecco perché i bambini erano a Casa Cares, perché eri ancora meglio che a casa. Qui uno era desideroso di fare il massimo in ogni senso. Potevano frequentare la scuola, l'esterno era curato, la casa e il giardino erano abbastanza grandi per giocare. La cosa importante da ringraziare e chiedere il pane quotidiano, siamo stati in grado di imparare adulti e bambini, il che non è davvero incondizionato ed è stato, in quanto siamo stati in grado di ottenere pieno, con poche eccezioni. Queste lezioni sono state molto importanti per me, perché quanto velocemente ti ci abitui in modo così naturale. Ecco perché è diventato ancora di più un bisogno personale di ringraziare il donatore e il creatore di tutti i doni, non ha saturato i nostri cuori con la sua Parola, che ci indica e conduce a Lui.

Il mio desiderio: possa ancora imparare molti bambini, allora è davvero aiutato. Sperimenta tutto questo in modo positivo e negativo, in modo da non dimenticare questo soggiorno. Sebbene tutto stia cambiando, lascia il segno. Non aggredire la nostalgia di casa dopo anni, e ricorda tutto ciò che è bello e romantico nella natura. La Toscana è un posto bellissimo, soprattutto in primavera. A marzo riuscivamo a malapena a raccogliere anemoni di tutti i colori, le mimose già odoravano da molto lontano, oltre al mandorlo e altri fiori. Poi i numerosi uliveti, e tant'altro da scoprire, che è diventato gioia e ristoro. Anche se a quel tempo sognavamo Rösti e Cervelats, una pastasciuta con sugo, un pollo e qualcosa di simile che esisteva nelle Cares erano buonissime alternative.

Maria Gerstetter, Zurigo CH, geschrieben im Januar 1972

GAETANO STESICORO

Ragazzo, Adi-Istituto Comandi-Casa Cares, 1956-67

Cari Caresini ed ex, la Pace del Signore sia con tutti voi.

In breve vorrei riassumere il curriculum 'Colleggieale' o meglio di crudo colleggio, di quel che voi conoscete come Stesy.

Tutto comincia nel 1956 con il primo colleggio delle ADI iniziato a Ventosa Latina alle porte di Roma.

Dopo un anno fui mandato a Firenze all'Istituto Giuseppe Comandi, Via Trieste 45 - tramite i Frat. Provvedi dell'ADI e Biginelli della Chiesa dei Fratelli. Lì conobbi carissimi uomini e donne di Dio, vedi Gina Rotatori, Gioele Mongiovetto, Marco Jourdan, Mosè Baldari, Giannunzio Artini, Giulietta Blaszyzck e il caroProf. Maselli. Poi c'eranno altri come Russell Elmo Stewart che già all'epoca voleva portarmi in America, quando avevo circa dieci anni - uomini i quali Dio a messo sul mio cammino per forgiare la mia Fede, e naturalmente tanti ragazzi che come me hanno avuto le loro lotte e le loro gioie, con cui abbiamo diviso anche molti bellissimi momenti.

Dunque dopo qualche anno del Comandi arrivò una nutrita famigliola. Era il nostro Bob Mc Connell, con la moglie Marianne, una donna molto affabile e di grande stima e talento, la quale ha saputo soffrire in silenzio lasciando un meraviglioso esempio d'abnegazione. Già nel '62 il nostro nuovo Direttore fondò CASA CARES in Via Aretina 509.

Rilassatevi, non sto scrivendo un altro libro!

Passati ancora un po' d'anni, finimmo in Via Pisana 77 ed il sottoscritto, con una interruzione d'un anno, rimase a finire la scuola professionale fino al '67 per poi essere chiamato alla leva militare. Mentre mi trovavo in licenza di passaggio da S.Vito al Tagliamento nel '68, davanti una pizza, mi venne fatta la proposta che rivoluzionò la mia vita - “Ti piacerebbe andare in America?” Il direttore in carica al Cares all'epoca era Sandy Ancderson, ora col Signore, con la moglie Carol. Poi arrivò un certo Paul Krieg. Posso soltanto dirvi che fu proprio da parte del Signore, mi proposero di "fuggire" negli USA, da una mia situazione familiare disastrosa. Come potevi rifiutare? Anzi ero talmente sorpreso ed eccitato, e ringraziavo Dio per questa soluzione inaspettata.

Dopo varie peripezie potei fare il grande salto nell'ignoto, fui naturalmente scortato a vista da una certa Judy Siegel, la quale tutti conosciamo bene, e che m'ha veramente in modo straordinario sostenuto e sopportato. Correva l'anno 1969. Infatti quei tre anni negli Usa sono stata la svolta fondamentale nella mia vita spirituale, in quanto fui battezzato di Spirito Santo secondo Atti capitolo 2

Tornato verso settembre del 1972, ritornai a lavorare per un anno in Germania, quando nell'anno scolastico 74/75 fui chiamato dal Comitato Cares con a capo Ugo Gastaldi, per tenere gli ultimi quattro o cinque bambini rimasti, tra cui i fratelli Abate e Carulli. Quell'anno risultò molto difficile per me, certamente per la mia inesperienza. Ed anche a causa di molti errori che commisi.

Comunque al tempo della raccolta delle olive, accadde qualcosa in cui ancora una volta ho visto la Misericordia di Dio. Mi riferisco al fatto che mentre mi trovavo solo e scoraggiato in quell'immenso uliveto il cielo da due o tre giorni si presentava spettacolare con dei fasci di luce meravigliosi. Così mi decisi a scattare una foto verso la vallata, dal terrazzo della cappella che conoscete,. Il risulato è evidente per chi ha visto sulla copertina del mio libro Non Perdere il Treno della Vita. Posso sinceramente dirvi che mi fu di grande conforto, era come se il Signore dicesse: “Coraggio, non temere, sono qui”. Il treno che vedete naturalmente è un foto montaggio in quanto l'autore ha avuto un'esperienza particolare proprio su un treno.

A questo punto vi dirò che mentre scarttabbellavo nei miei ricordi, è uscito fuori un quaderno Diario, con diversi Caresini che mi scrissero qualcosa tra cui Buracchio, Trivelli e Panichi, datati 1964. E' incredibile. Ho anche un grande ricordo di Mattia, di Avernino, Ottaviano etc.

Comunque ringrazio Dio ancora per tanti Svizzeri, Tedeschi, Americani ed altri, in particolare Margherita Schneider, che a noi ragazzetti ci fece amare il Signore. Devo anche ricordare Nelly Frieden, Edith, Lilian, Alfred Urfer e così via, e naturalmente Antonette, con Paul ormai pilastri del Cares.

A proposito dicevo ultimamente qui a Roma, al frat. Shafer della Tenda Cristo è la Risposta, “Sai ci sono tre Paoli che hanno avuto un'impatto non indifferente sulla mia vita spirituale - Paolo da Tarso – Paul Krieg – Paul Shafer”. Naturalmente il primo, ha combattuto il Buon combattimento, ha serbata la Fede, ed ora ci aspetta in Cielo.

In conclusione - Prego il nostro Signore che possa ricompensare grandemente Paul and Antonette per il loro instancabile lavoro in tutti questi anni, sia la Benedizione di Dio su loro e sulla loro famiglia. Abbraccio affettuasemte tutti i Caresini che ho tanto nel cuore, anche quelli che per mancanza di spazio non ho potuto nominare.

Gaetano Stesicoro, Roma, Natale 2018

NICOLA MATTIA

Ragazzo, Istituto per Ragazzi Casa Cares 1963-68;

Un abbraccio affettuoso pieno di riconoscenza e gratitudine a Robert e Marianne McConnell, a tutti i caresini, a tutte le persone che hanno lavorato a Casa Cares, ed a tutti quelli che hanno contribuito finanziariamente a questa meritevole opera.

Io sono nato a Gissi, un piccolo paese rurale dell’Abruzzo, tre anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Gli abitanti, circa tremila anime, quasi tutti contadini e molti analfabeti, sbarcavano il lunario con tanta fatica. Molti di loro scelsero la via dell’emigrazione.

I miei genitori, contadini anche loro, benché analfabeti fecero di tutto affinché potessi avere tutta l’istruzione che era possibile, a quel tempo, in un piccolo paese. Era l’estate del 1962, avevo tredici anni.

Avevo appena finito la scuola di Avviamento: la scuola Media dei poveri.

Si poneva il problema del mio futuro: scegliere un mestiere ed impararlo. Fare il contadino era escluso: i miei genitori non avevano terreni, già loro lavoravano a mezzadria e, malgrado il duro lavoro, alla fine dell’anno, fatti i conti, di utile rimaneva quasi niente.

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Nessuno della mia famiglia era mai uscito dal paese, pertanto andare a Firenze era come andare in America. Nessuno di noi aveva mai visto una città, un treno o il mare. Tornai da Avernino per avere l’indirizzo di Casa Cares e il nome del Direttore del Collegio e qualche altra informazione.

Avernino, forte del fatto che già l’anno prima era stato al Collegio e inoltre aveva fatto qualche viaggio in Germania al seguito dei genitori emigranti, faceva un pochino il “saputello” e “se la tirava un po’” (come si direbbe oggi), verso questo ragazzetto di campagna. Aveva già il cipiglio del Professore/Politico (quale poi è stato).

Avernino è un fratello per me e in quell’estate mi salvò da quell’inquietudine insopportabile. Tante altre volte mi aiutò, vedendomi in difficoltà. Così scrissi, con tanta trepidazione, la prima lettera della mia vita, al direttore Robert McConnell.

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Nicola Mattia, Torino, Maggio 2019

La Storia di NICOLA MATTIA continua ...

RICHARD BLASZCZYK - I

I 1960 (Comandi) --- Ragazzo

Desidero di scambiare le mie esperienze caresine come un artista vissuto in una Firenze sempre Rinascimentale. Mi considero non un italiano ma un artista Fiorentino la cui patria è la Toscana dove ogni muro di pietra dalle dimore Medicee ai veicoli storici della Firenze antica parlano delle bellezze della vita umana.

Avevo 10 anni quando nel 1960 mia madre (Nunzi Giulia Blaszczyk) praticante della chiesa Metodista Fiorentina decise di portarmi con mio fratello Adam all’Istituto Comandi situato vicino alla strada che da Firenze si incammina verso Bologna sulle colline di Firenze Nord (Monte Morello, Fiesole). Una piccola valigia ed una chitarra. La prima persona che vidi fu la Gina con in braccio Susi ed attaccato alla sua sottana Tucci sul porticato dell’Istituto Comandi. Siamo passati in segreteria, un ufficio con vetrata appena dentro l’ingresso dove Miriam la segretaria ci accolse con il direttor Robert McConnell. Il mio tutore era americano e si chiamava Stuart (anche lui un missionario) il quale parlava l’italiano con un forte accento americano.

Un bel parco con tanta terra agricola dava a tutti i ragazzi dell’istituto un divago giornaliero al contatto con la natura salubre alla crescita organica a spirituale della nostra gioventù. Le scuole medie erano a circa 40 minuti di cammino mentre le professionali a 60 minuti (alla fine di via Masaccio). Una cosa interessante per gli studenti delle professionali era quello di avere martelli, lime ed altri strumenti per la lavorazione del ferro ed i miei compagni dell’istituto si vantavano con orgoglio di essere una casta previlegiata nei miei confronti che frequentavo le medie con lo studio del latino.

Tutte le sere dopo aver mangiato, i sermoni biblici e gare per ricordare il maggior numero dei versetti. Trivelli Antonio con Boffa e Dondo erano i campioni dell'istituto. Miseramente mi ricordavo solo due: il Salmo 23 e Romani 3 versetto 23. Questo numero 23 fino ad oggi è rimasto il mio grido di verità. Certamente il divago a questa età era il giocare. Con i grandi da 13 a 15 anni facevamo delle squadre che durante le sere estive con delle pile elettriche si andava per i campi a nasconderci. Naturalmente c'era il gioco con le marble (palline di vetro) con i vari campioni, Avernino, Stesicoro, Steve, e il nostro Nicolino, che pur piccolo ma veramente efficace. Ed ogni sera sempre sermoni biblici.

Dovete sapere che non tutti i ragazzi potevano far parte del circolo dei grandi.... L'accesso aveva delle regole molto semplici: il gioco del monopoli, il gioco della dama e scacchi, e come resolvere un puzzle. Era a noi tutti conoscenza che per i più bravi che rispettavano le regole dell’istituto andavano a Piverone a far vacanza da Gioele, credo per una o due settimane. Oppure per chi era intonato andava a cantare alla chiesa dei Fratelli situata vicino al Bargello. (Dovreste leggere la storia di questa chiesina costruita per il ricordo dei condannati a morte del Bargello. Quando la campana del Bargello suonava a morte i familiari si riunivano in preghiera in questa chiesina).

Per i più vivaci invece la storia cambiava. Daniel ed io erano quasi ogni sera in fila per la punizione che veniva administrata dal direttore. Il direttore in segreteria aveva un bastone da sci sempre pronto ed non era piacevole sulle nostre gambe. C'erano dei ragazzi che avevano il compito di mantenere una lista in classe per chi non si comportava secondo le regole...e per me come sempre quando entravo in classe dicevo a voce alta, "Oggi si studia e?" Non mancava che andassi in segreteria a ricevere la punizione. Un giorno Il direttore decise di fare suonare con il pretesto positivo di insegnarci cosa è la musica. Steve suonò al piano la Marcia Turca di Morzart (Avernino sfogliava lo spartito) mentre Daniel suonò il violino fra lacrime e singhiozzi. No.. qui qualche cosa non funziona, si fanno tutti i giorni sermoni, si prega per il cibo che il Signore ci provvede e si impone cose che alla mia età sono in contrasto con la verità. (Per me la verità era mio Padre, una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta). Mr. Stuart era contrario a certe manifestazioni e cercava a suo meglio di nascondere le nostre vivacità. Era un bravissimo tutore, molto paziente e responsabile del suo incarico. (Mi ricorda Paul K.)

Quando mi ammalai Mr. Stuart era sempre al mio capezzale in infermeria, avevo una disfussione linfatica che non si riusciva a guarirla (persi un anno di scuola). Il mio conforto non erano certo le preghiere ma il disegno.

Quando ci fu la scissione dei credenti della Chiesa dei Fratelli in riguardo del fututro di Bob McConnell, ritornai a casa con Daniele il figlio del direttore per circa 3 mesi. In questo periodo la Chiesa valdese di Firenze offrì un suo edificio in via Vannini per il direttore con tutta la sua famiglia ed i ragazzi che decisero di seguirlo. La Signora Gina e la mia nonna diventarono cuoche. Con la nonna andavo al mercato a fare la spesa, mentre i grandi avevano il test scolastico per entrare alle scuole superiori. Anche le insegnanti del doposcuola davano il loro contributo scolastico senza richiedere il salario. Erano giorni difficili ma quando ci sono degli innocenti da sfamare ed accudire la bontà umana prende il sopravvento e porta ad amare. Nell'amore cé tutto.

Casa CARES viene alla luce, nasce, come si dice a Firenze. Tutti vanno nella Villa Favard sulla via Aretina. I ragazzi moltiplicano con un nuovo avvenimento delle bambine. Le camerate erano più grandi ma non per i grandi (due o tre per camera). Nella mia camera c'erano 10 ragazzi ed era situata sul frontale della casa con una bella terrazza dalla cui si poteva guardare la caserma dei soldati (Battaglione Lupi di Toscana), che durante la festività della Vittoria della Prima Guerra Mondiale (4 novembre) si andava a visitarla. Questa villa aveva un grande parco con cappella signorile. Due cedri del libano erano stati impiantati in prossimità alla cappella come simbolo signorile...una villa senza cedri non era considerata villa! anche i Graffi hanno un cedro davanti alla cappella (mutilato da Gioele).

Uno dei Ragazzi Grandi, Gatti Silvano, suonava la chitarra e disegnava molto bene, specialmente quando copiava gli affreschi della sala da pranzo. Vi devo fare capire che il Cares non è nato soltanto dall’orgoglio dei dirigenti e grazie dei loro contributi (chiese evangeliche, anche americane , inglesi, e svizzere), ma grazie anche a noi caresini, i ragazzi dal '47 al '50 abbiamo dato la speranza che nella nostra povertà eravamo ricchi in spirito. Non sono stati i sermoni ma la nostra fiducia di raggiungere un avvenire come testimonianza della forza dell’amore. Dice bene Steve "questa fiamma mia io la farò brillare". Chi ha orecchio, ascolti! Molte attività erano esebite per i caresini. Dal canto classico (area da opera con la moglie e colleghi di uno dei figli della Targetti,) alla pianista Scarlino con Chopin che proseguirono anche in via Pisana.

Naturalmente sempre sermoni, gare bibliche e gare nel rendere le camere pulite...il vincitore sempre Mattia (ora dottore). La fotografia del suo letto era sempre appesa davanti alla sua porta. Steve condivideva una camera con uno studente greco, e mi faceva sempre ascoltare "La dama di Picche" mentre guardavo il parco dalla sua finestra.

Una volta la mia curiosità nell’osservare durante una notte d'estate afosa la luna piena mi proposi di essere sulla luna e guardare come sarebbero le nuvole dal suo punto di vista. Presi un grande barattolo di borotalco e cominciai a spargerlo dalla terrazza della mia camerata. Molto interessante furono le ombreggiature che si muovevano spinte da una lieve brezza. Sfumati così gradevoli alla vista che finii tutto il barattolo. Ancora oggi dopo tanti studi mi riportano alle sfumature di Leonardo Da Vinci. La mattina a colazione il direttore dopo aver cantato un inno chiese a noi ragazzi chi ha fatto questa marachella, perchè il suo salotto era pieno di polvere bianca (aveva dimenticato di chiudere le finestre). Divani, poltrone, sedie, tavoli erano tutti bianchi. Naturalmente non mi sono fatto avanti, ho lasciato perdere tutte le investigazioni. Ragazzi spie si sono dati convegno, ma senza risultato. Tutti dormivano.

Sermoni e preghiere di comunità. Le camerate facevano a gare a chiamare il direttore per le preghiere. Io personalmente scappavo .. troppa ipocrisia. Si parla d'amore e mi si porta in segreteria. Non tutto l'oro luccica! Come caresino un insegnamento alla responsabilità sul prodotto giornaliero (comportamento) erano esemplari ma quando si trattò di coordinare un lavoro per la ditta Targetti ero rimasto perplesso. Maestripieri e il signor Begni, amministratori del CARES, decidero che era una cosa utile dare un insegnamento di responsabilità lavorativa. Si stabilirono diverse squadre. Una faceva l’assemblamento di lumi di Natale ed un'altra per le luci da comodino. Ci davano 15 lire all'ora per cui Marco Jourdan and Miriam la segretaria tenevano la contabilità. A fine settimana si poteva ricevere 100 lire per andare al cinema in Rovezzano a 5 minuti di cammino, oppure comprarsi un gelato o Coca Cola dalla Gina. La televisione era a pagamento, cento lire per un'ora. Mi ricordo quando il direttore mise 300 lire nella televisione per guardare la conta del parlamento Italiano per la elezione presidenziale. (Segni fu eletto ma niente film). Dopo due anni mia madre mi riportò a casa. Bob McConnell non riusciva a controllarmi. Questi ragazzi (capo camerata) avevano sempre il mio nome sulla lista (come diceva Morzart, Son Già Mille tre... Dal Don Giovanni per chi non lo sapesse) seguita dalla punizione in segreteria (sempre in fila Daniele e me). In ogni modo la domenica venivo sempre al Cares per stare con i miei caresini. C'erano tanti ragazzi, penso che il massimo tenendo conto anche dei volontari sia stato di circa 150. Naturalmente le spese erano tante, e mia madre mi diceva che il CARES arrivava a malapena alla fine del mese per sostenerle. Oggi (penso di essere un poco adulto) devo ammetter che la fede del signor Bob McConnell in Gesù Cristo ed amare il prossimo si manifestava giornalmente anche se lo seguivo in segreteria.

Si potrebbe scrivere un libro sulla vita del Direttore Bob McConnell ma vi posso assicurare che mi voleva tanto bene. Quando fui operato mi ha visitato in ospedale, naturalmente ero nelle sue preghiere e la mia lontananza dall'istituto era sempre stata sotto il suo segno di benevolenza, dovevo crescere in base alla mia esperienza personale e non da quella degli altri. Pensate per tre volte sono stato mandato via. Sono una testa dura da Caresino.

Altro sfratto. Il CARES non è stato apprezzato dal Parroco Cattolico di Rovezzano. Il poster fatto da Gatti Silvano sulla strada nuova principale regionale che da Firenze va verso Arezzo non era di gradimento DIO E' AMORE. La padrona della villa vende tutto al Comune. Oggi dove giocavamo a pallone è diventato un parco pubblico.

Non so come il CARES contrattò la Villa Strozzi ma partecipai allo sgombero. Letti mobili e tutto con l’eccezione della cucina furono montati. Ogni gruppo aveva la responsabilità di dipingere l’interni delle camere. Mio padre montò tutto il guardaroba mentre con l’aiuto di un imbianchino si sverniciò tutte le persiane della villa. Avevo 16 anni in quei tempi duri ma meravigliosi. In meno di due mesi era tutto pronto per ricominciare. Il CARES di nuovo attivo! Saloni con affreschi sui soffitti dai tempi dei Medici raffiguravano passeggiate nel parco e incontri fra nobili e signori. Una stanza rifoderata completamente in cuoio (segreteria), una sala da pranzo con grande specchio sul caminetto ed affreschi sui muri. Mi sentivo ed assaporavo l’intensità emotiva dell’arte. Questa è arte, aprire una finestra e vedere il panorama di una parte della città che non conoscevo in dettagli.

Nel parco quando andavo in ricognizione avevo trovato uno spiraglio nella siepe dove potevo ammirare il Cupolone, Palazzo Vecchio, mentre dalla parte opposta c’era la Torre del Bellosguardo. Stavo crescendo nel CARES . Quante volte sono rimasto nel salotto ad ammirare i soffitti. Con la chitarra in mano e con Daniel che cantava (Un bel basso). Anche da questa villa dopo tre mesi il direttore mi rimandò a casa.... Erano tempi sacri per la gioventù. Steve frequentava il liceo scientifico, Daniel il Liceo classico, mentre io ero all’istituto tecnico di chimica. I grandi ora erano diventati proprio dei grandi. Mattia studia per dottore, Avernino politecnico, mio fratello Adam istituto Nautico. Le vie si erano orientate in diverse direzioni. Da pastore evangelico (Franzese) a geometri. Veramente interessante siamo tutti rimasti Caresini. Sandy, Carol, Janine, Deborah, Hazel, Al Smith, Al Landes, Judy, Margie, Paul, Annemarie, Verena la Bionda---i nostri tutori che hanno dato tutta la loro esperienza per l’educazione dei ragazzi, quella sensazione di aver trovato una famiglia (cosa rara).

Naturalmente ogni sabato e domenica ritornavo a visitare il Cares, frequentare il culto di Maselli o Gastaldi, giocare durante le vacanze a pallavolo contro la Stanford, o andare a visitare Padre Antonio del Gonzaga University. Qualche volta Paul trovava dei biglietti per Il Comunale di Firenze o per il teatro Metastasio di Prato. Erano giorni spensierati di gioventù che oggi ritornano a mente con piacevole risultato. Anche il ricordo di Capelli Bianchi, (moglie di Paul) l’infermiera che non voleva fare le punture.

La strada caresina che ho trovato in base alla mia personale esperienza cominciò a 16 anni. Volevo diventare un grande artista, ero stanco di dottrine religiose, sermoni e culti e di discorsi adulti direzionali alle tue capacità. "Sarai un bravo architetto, ingegnere, chimico etc..si sono tutte cose belle ma solo tu conosci a pieno le tue capacità." Dalla mia esperienza caresina conosco la presenza del Creatore e il suo spirito. Lui e sempre presente con me, e non sarò mai solo, non mi abbandonerà mai. Come diceva mia madre.. mi basta l’ombra della Sua presenza.

Questo mi sembra il messaggio più importanti che il CARES ci ha dato, è quello di amare. La strada del mio talento e stata dura ma alla fine sono un buon caresino. Non più l’appuntamento in segreteria ma rispetto delle personalità. Ho eseguito una carriera militare (US Army) Ispettore generale sulle armi chimiche per ONU, attestato Premio Nobel per la Pace, conosciuto DeChirico, studiato all’Accademia delle belle Arti di Firenze, studiato da Piero Annigoni, studi agli Uffizzi su Filippo and Fillippino Lippi, Rembrandt, e Botticelli. Ora vivo con l’arte della mia Firenze. Ringrazio tutti i Caresini specialmente tutti i nostri tutori Sandy, Paul, Al, Capelli Bianchi per il loro lavoro.

La natura caresina è unica in se stesso. Tutti abbiamo contribuito per dimostrare che l'amore per il prossimo è fondamentale per il proseguimento della vita. Oggi posso dire che ho vissuto per l'arte e morirò come artista, sono un semplice artigiano CARESINO.

Richard Blaszczyk L'Aia NL Agosto 2020

RICHARD BLASZCZYK - E



I wish to exchange my Caresine experiences as an artist who lived in a Florence that was always Renaissance. I consider myself not an Italian but a Florentine artist whose homeland is Tuscany where every stone wall from the Medici residences to the historic streets of ancient Florence speak of the beauty of human life.

I was 10 years old when in 1960 my mother (Nunzi Giulia Blaszczyk), a member of the Florentine Methodist church, decided to take me with my brother Adam to the Comandi Institute located near the road that leads from Florence to Bologna on the hills of Florence (Monte Morello, Fiesole ). A small suitcase and a guitar. The first person I saw was Gina with Susi in her arms and Tucci attached to her skirt on the porch of the Comandi Institute. We went to the secretariat, a glassed-in office just inside the entrance where Miriam the secretary welcomed us with the director Robert McConnell. My guardian was American whose name was Stuart (also a missionary) and who spoke Italian with a strong American accent.

A beautiful park with a lot of agricultural land gave all the boys of the institute a daily contact with healthy nature for the organic and spiritual growth of our youth. Middle schools were about 40 minutes away, while professional schools were 60 minutes away (at the end of via Masaccio). An interesting thing for the professional students was to have hammers, files and other tools for working with iron and my schoolmates proudly boasted of being a privileged caste towards me that I attended middle school with the study of Latin.

Every evening after eating there were biblical sermons and competitions to remember as many verses as possible. Trivelli Antonio with Boffa and Dondo were the champions of the institute. Miserably I only remembered two: Psalm 23 and Romans 3 verse 23. This number 23 has remained my cry of truth to this day. Certainly the pasttime at this age was playing. With the bigger boys from 13 to 15 we made teams who during the summer evenings with electric batteries went to the fields to hide. Of course there was the game with marbles with the various champions, Avernino, Stesicoro, Steve, and our Nicolino, who although small but really effective. And every evening always biblical sermons.

You must know that not all children could be part of the circle of adults .... Access had very simple rules: the games of monopoly, checkers and chess, and the ability to solve a puzzle. We all knew that for the best who respected the rules of the institute there was the trip to Piverone in Piemonte to vacation with Gioele, I think for a week or two. Or for those who were in tune we would sing at the Brethren church located near the Bargello. (You should read the story of this little church built for the memory of those sentenced to death in the Bargello. When the Bargello death bell rang, family members gathered in prayer in this little church).

For the more lively, however, the story changed. Daniel and I were in line almost every night for the punishment which was administered by the director. In the office he had a ski pole always ready and it was not pleasant on our legs. There were some guys who had the task of keeping a list in class for those who didn't behave according to the rules ... and for me as always when I entered the class I would say aloud, "Today we study and?" I always landed in the office to receive the punishment. One day the director decided to play with the positive pretext of teaching us what music is. Steve played Morzart's Turkish March on the piano (Avernino was leafing through the score) while Daniel played the violin between tears and sobs. No .. here something does not work, drawing.

When there was a split between the believers of the Brethren Church regarding Bob McConnell's future, I went home with Daniel, the director's son, for about 3 months. In this period the Waldensian Church of Florence offered one of its buildings in via Vannini for the director with all his family and the boys who decided to follow him. Mrs. Gina and my grandmother became cooks. With my grandmother I went to the market to do the shopping, while the older boys had the entrance exam for high school. The after-school teachers also gave their scholastic contribution without asking for a salary. They were difficult days but when there are innocent people to feed and take care of, human goodness takes over and leads to love. In love there is everything.

Casa CARES was born again. Everyone goes to Villa Favard on the Via Aretina. Boys multiply with a new occurrence of girls. The dorms were larger but not for the bigger boys (two or three per room). In my room there were 10 boys and it was located on the front of the house with a beautiful terrace from which you could watch the soldiers' barracks (Battalion of the Lupi di Tuscany), which during the feast of the Victory of the First World War (4 November) we went to visit. This villa had a large park with a stately chapel. Two cedars of Lebanon had been planted near the chapel as a stately symbol ... a villa without cedars was not considered a villa! Graffi also has a cedar in front of the chapel (mutilated by Gioele).

One of the big boys, Gatti Silvano, played the guitar and drew very well, especially when he copied the frescoes in the dining room. I have to make you understand that Cares was not born only from the pride of the leaders and thanks to their contributions (evangelical churches, including American, English, and Swiss), but thanks also to us caresini, the boys from '47 to '50 who had the hope that in our poverty we were rich in spirit. It was not the sermons but our confidence to reach a future as a testimony of the power of love. Steve says well "this flame of mine I will make it shine". Who has an ear, listen! Many activities were carried out for the Caresini. From classical singing (opera area with the wife and colleagues of one of Targetti's children) to the pianist Scarlino with Chopin who also continued in via Pisana.

Of course always sermons, biblical competitions and contests in making the rooms clean ... the winner always Mattia (now doctor). The photograph of his bed always hung outside his door. Steve shared a room with a Greek student, and he always made me listen to "The Queen of Spades" while I watched the park from his window.

Once my curiosity in observing the full moon during a sultry summer night, I imagined being on the moon and looking at what the clouds would be like from his point of view. I took a large jar of talcum powder and started spreading it from the terrace of my dormitory. Very interesting were the shadows that moved pushed by a light breeze. Shades so pleasing to the eye that I finished the whole jar. Still today, after so many studies, they bring me back to the shades of Leonardo Da Vinci. In the morning at breakfast the Mr. McConnell, after singing a hymn, asked us guys who did this prank, because his living room was full of white dust (he had forgotten to close the windows). Sofas, armchairs, chairs, tables were all white. Of course I didn't come forward, I didn't help the investigations! Spy boys met, but to no avail. Everyone slept.

Community sermons and prayers. The dormitories competed to call the director for prayers. I personally ran away .. too much hypocrisy. We talk about love and take me to the secretary. Not all gold glitters! As caresino, a teaching on responsibility on the daily product (behavior) was exemplary but when it came to coordinating a job for the Targetti company I was perplexed. Maestripieri and Mr. Begni, CARES administrators, decided that it was useful to teach job responsibility. Several teams settled. One did the assembly of Christmas lights and another for the bedside lights. They gave us 15 lire per hour for which Marco Jourdan and Miriam the secretary kept the accounts. At the weekend, you could receive 100 lire to go to the cinema in Rovezzano, a 5-minute walk away, or buy an ice cream or Coca Cola from Gina. Television was paid for, one hundred lire for an hour. I remember when the director put 300 lire on the television to watch the count Italian parliament for the presidential election. (Segni was elected but no film).

After two years my mother took me home. Bob McConnell couldn't control me. These guys (head of the dormitory) always had my name on the list (as Morzart said, Son Gia Mille tre ... Dal Don Giovanni for the uninitiated) followed by punishment in the office (always in line Daniel and me). Anyway, on Sundays I always came to Cares to be with my loved ones. There were many kids, I think the maximum taking into account the volunteers was about 150. Of course the expenses were high, and my mother told me that CARES barely reached the end of the month to support them. Today (I think I am a little maturer now) I have to admit that Mr. Bob McConnell's faith in Jesus Christ and love of neighbor manifested itself daily even if I followed him to the office.

You could write a book about the life of Director Bob McConnell but I can assure you that he loved me so much. When I was operated on, he visited me in the hospital, of course I was in his prayers and my distance from the institution had always been under his benevolence sign, I had to grow based on my personal experience and not that of others. Think three times I've been sent away. I'm a hard head at Caresino.

Another eviction. CARES was not appreciated by the Catholic parish priest of Rovezzano. The poster made by Gatti Silvano on the new main regional road that goes from Florence to Arezzo was not to one's liking GOD IS LOVE. The owner of the villa sells everything to the municipality. Today where we used to play football it has become a public park.

I don't know how CARES contracted the Villa Strozzi but I participated in the eviction. Furniture beds and everything with the exception of the kitchen were assembled. Each group was responsible for painting the interiors of the rooms. My father assembled the entire wardrobe while with the help of a house painter he stripped off all the shutters of the villa. I was 16 in those hard but wonderful times. In less than two months everything was ready to start over. CARES active again! Halls with frescoes on the ceilings from the times of the Medici depicted walks in the park and meetings between nobles and lords. A room completely upholstered in leather (office), a dining room with a large mirror on the walkway and frescoes on the walls. I felt and savored the emotional intensity of art. This is art, opening a window and seeing the panorama of a part of the city that I did not know in detail. In the park when I went on a reconnaissance I had found a crack in the hedge where I could admire the Dome, Palazzo Vecchio, while on the opposite side there was the Bellosguardo Tower.

I was growing up in CARES. How many times have I stayed in the living room to admire the ceilings. With guitar in hand and with Daniel singing (a nice bass). Even from this villa after three months the director sent me home .... They were sacred times for youth. Steve attended the scientific high school, Daniel the classical high school, while I was at the technical institute of chemistry. The big boys have now grown. Mattia studied medicine, Avernino at the polytechnic, my brother Adam the marine institute. The streets went in different directions. From evangelical pastor (Franzese) to surveyors.

Really interesting we were all Caresini. Sandy, Carol, Janine, Deborah, Hazel, Al Smith, Al Landes, Judy, Margie, Paul, Annemarie, Verena la Bionda --- our tutors who gave all their experience to educate the children, that feeling of having found a family (which is rare). Of course, every Saturday and Sunday I would return to visit Cares, attend the Maselli or Gastaldi worship services, play volleyball against Stanford during the holidays, or go to visit Father Antonio of Gonzaga University. Sometimes Paul found tickets for Il Comunale in Florence or for the Metastasio theater in Prato. Those were carefree days of youth that today come to mind with a pleasant result. Even the memory of Capelli Bianchi, (Paul's wife) the nurse who didn't want to give injections.

The Caresina road that I found based on my personal experience began at 16. I wanted to become a great artist, I was tired of religious doctrines, sermons and cults and adult discourse about your abilities. "You will be a good architect, engineer, chemist etc .. yes, they are all beautiful things but only you fully know your skills." From my Caresina experience I know the presence of the Creator and his spirit. He is always present with me, and I will never be alone, he will never abandon me. As my mother said .. the shadow of His presence is enough for me.

This seems to me the most important message that CARES has given us, is to love. The path of my talent has been tough but in the end I'm a good caresino. No longer the appointment in the office but respect for others. I had a military career (US Army), was Inspector General on Chemical Weapons for the UN, received aNobel Peace Prize certificate, knew DeChirico, studied at the Academy of Fine Arts in Florence, with Piero Annigoni, and at the Uffizzi on Filippo and Fillippino Lippi , Rembrandt, and Botticelli. Now I live with the art of my Florence. I thank all the Caresini especially all our tutors Sandy, Paul, Al, Capelli Bianchi for their work.

Caresina nature is unique in itself. We have all contributed to demonstrate that love of neighbor is essential for the continuation of life. Today I can say that I have lived for art and will die as an artist, I am a simple CARESINO craftsman.

Richard Blaszczyk The Hague NL August 2020

Maryse Zürcher - D

Freiwilliger 1961-1962

Ehefrau von Silvano Maestripieri, Unterstützer von Bob McConnell und Direktor von Casa Cares 1961-1965

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MARYSE ZUERCHER - I

Volontaria al Comandi 1961-1962

Moglie di Silvano Maestripieri Sostenitore di Bob McConnell e direttore di Casa Cares 1961-1965

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MARYSE ZUERCHER - E

Volunteer 1961-1962

Wife of Silvano Maestripieri Supporter of Bob McConnell and director of Casa Cares 1961-1965

Maryse-Zuercher-Maestripieri-eng